Alle pendici del Monte Rōuss, nei pressi di una stazione
di posta, mi imbattei in un drappello di fanti imperiali che aveva preso di
mira una mendicante. Questi soldati non erano cattive persone, ma solo giovanotti
in buona salute, rimasti troppo a lungo lontani da casa e dalle ragazze e che
cercavano uno sfogo al tedio della loro corvé. Questo non toglie che i loro
lazzi nei confronti della donna avessero raggiunto un livello inaccettabile. Mi
feci riconoscere come ufficiale superiore e loro dovettero smettere; mi guardarono
in cagnesco per un po’ ma qualche presa di tabacco speziato e un giro di tonico
di leocanide riappacificarono gli
animi e io mi fermai a far riposare il cavallo e a conoscere meglio i militari.
La donna, nel frattempo, era rimasta seduta a terra, indifferente al nuovo
clima disteso così come sembrava esserlo stata alla maleducazione dei soldati nei
suoi confronti. Stava seduta in maniera scomposta, discinta e
coperta di stracci, guardandoci con un sguardo intenso. Mi colpirono i suoi
occhi dal bel taglio, profondi e scuri,
e volli ritrarla. I segni lasciati sul suo volto dall’età e dalla vita
disagiata non riuscivano a nascondere il fatto che doveva essere stata una
bella donna, da giovane. Notai anche il suo bastone da cammino, ritorto e
inciso in maniera insolita, come quello che avevo visto nelle mani di “donne delle erbe” e “benandanti”. Dalle streghe è sempre bene
tenersi alla larga, ma è buona norma anche mostrarsi cortesi; le offrii parte
della mia razione da viaggio che ella accettò senza battere ciglio né proferire
motto e che divorò fino all’ultima briciola. Quindi si alzò, picchiò a terra il
bastone per cinque volte, lo agitò in aria, roteandolo, e se ne andò per la sua
strada, in mezzo ai boschi. Quando dissi ai soldati che quella poteva essere
una strega, suscitai in loro un’ilarità così contagiosa che mi mise di buon umore. Visto
che l’allegria di quei ragazzi sembrava promettere una piacevole serata, decisi
di passare la notte alla stazione di posta, in loro compagnia. Li rintronai per
tutta la serata con i racconti delle mie avventure militari, che loro
ascoltarono con uno stupore quasi infantile. Sarebbe stato invero un bel
episodio da ricordare, se non che, la mattina dopo, trovammo i cinque
cavalli dei soldati nella stalla della stazione morti stecchiti. Il mio,
invece, stava benone.