venerdì 21 settembre 2012

Un passato da guerrieri.



Ricordo che mi imbattei in questo Nano dall’età indefinibile sulla strada per Vetwadàrt, provenendo da Solian. Egli ritornava dal distretto minerario, sito poche miglia più a nord, dove aveva lavorato per due turni consecutivi ed era comprensibilmente di umore tetro (il turno lavorativo dei Nani Minatori ha una durata variabile tra i venti e i trenta “cicli di sonno”, quindi dura circa un mese lunare). Nondimeno accettò di posare per me, anche se per poco tempo durante il quale mi guardò ingrugnito senza nemmeno posare il pesante sacco degli attrezzi da minatore che portava con sé. Quello che mi colpì particolarmente fu la bellissima ascia nanica cerimoniale a cui si appoggiava; non poteva trattarsi di un attrezzo da lavoro, non era certo un utensile da miniera. Gli feci dei gran complimenti per essa e gli chiesi lumi sulla sua provenienza; questo stemperò un poco il suo atteggiamento burbero e lui mi raccontò, con palese orgoglio, che l’ascia apparteneva alla sua famiglia da generazioni. Il suo clan, originario del basso Suprelurendàr, aveva una lunga tradizione guerriera e di fiera indipendenza, prima di essere sconfitto dalle truppe imperiali e forzato a disperdersi. I maschi della sua famiglia erano  entrati in massa nel Sindacato dei Nani Minatori e lavoravano spostandosi per  tutto l’Erondàr, da un distretto minerario a un altro. Quell’ascia era la sola cosa rimasta a testimoniare che, un tempo, i suoi antenati appartenevano a un clan di valorosi guerrieri.

lunedì 3 settembre 2012

Bei Baffetti



Questa bizzarra scultura è una testa votiva delle popolazioni Beheree  che popolano la costa a sud di Solian. Di sculture e immagini votive ne è disseminato l’Erondàr ma questa è una della mie preferite. Un po’ perché è sulla strada che conduce alla mia città e così quando la incrocio, di ritorno dalle mie missioni, mi sembra di sentire già aria di casa; un po’ per la sua aria buffa, con quei baffi arricciati e l’aria seriosa e saccente. Le popolazioni locali l’hanno adottata, chissà perché, come pietra votiva per ingraziarsi i favori dei khame per un buon matrimonio, buona salute e fertilità. Le ragazze in età da marito, nei giorni di festa,  vi portano monili d’osso e di legno per trovare marito e, spesso, i loro desideri vengono esauditi poiché scapoli navigati e giovani di belle speranze conoscono il luogo e vi si appostano per fare cernita delle ragazze più belle. Il posto è anche presidiato dalla forza pubblica repubblicana perché sovente vi scoppiano risse per la contesa di una fanciulla particolarmente attraente, zuffe furibonde delle quali il povero Lai Lethoi (che in lingua locale vuol dire “bei baffetti”)  porta sul viso diversi ricordi. La donna che vi ho ritratto accanto, con il bambino nella fascia e il cesto di offerte alimentari, era lì per pregare Lai Lethoi di essere meno “generoso” con lei. Dopo il sesto figlio – mi disse – aveva assolutamente bisogno che i khame concedessero i loro favori a una famiglia meno  numerosa.