Pur
essendo un luogo estremamente spiacevole da visitare, l’immenso deserto di Er’el Atant’ar, “il Martello del Sole”, che
si estende in quello che l’Impero chiama Vhâcondàr, il “paese vuoto”, ospita
meraviglie della natura che difficilmente si possono trovare altrove. Tra le più sorprendenti vi sono certamente le “Lame Erranti” che io ho incontrato
diverse volte durante le mie missioni come scout imperiale. Si tratta di enormi
rocce piatte di pietra nera, lucida e dai bordi taglienti, che fluttuano a mezz’aria
a volte da sole, a volte in larghi gruppi. Hanno l’aspetto di vele nere rovesciate
e, la prima volta che le vidi in lontananza, le presi per i Carri della Sabbia
delle feroci popolazioni nomadi che fanno la spola tra le oasi che punteggiano
il deserto. Nessuno, in tutto
l'Er’el Atant’ar, sa come si siano formate o da dove vengano e nessuno sa quale magia le faccia fluttuare e
spostarsi lungo itinerari che mutano continuamente, secondo i capricci dei khame. Esse si muovono pigre attraverso
il deserto piatto e roccioso, evitando le grandi distese delle dune di sabbia, mosse da
forze misteriose che si celano nella profondità della terra. Con i loro
vertici appuntiti solcano leggere la terra,
tracciando interminabili linee sinuose che si intrecciano tra loro e
creano dei fantastici disegni sul
terreno. Accade a volte, senza alcun preavviso, spesso quando si sono radunate
in grande numero, che esse prendano
velocità e sfreccino tutte in un’unica direzione, facendo fischiare l’aria e
producendo un suono udibile a decine di miglia di distanza. Quando le Lame
corrono, dicono gli abitanti del deserto, nessuno osa sbarrare loro il passo.
Si narra che l’antica civiltà dei Re della Sabbia sia crollata quando la loro
capitale, la leggendaria Er’al Sauant’al,
“la Sposa del Sole”, venne rasa al suolo in una sola notte dal passaggio di
un numero incalcolabile di Lame lanciate in una cieca e furiosa corsa verso il
nulla. Non so se quella storia sia vera o solo leggenda, ma io ebbi la mia
personale esperienza del devastante passaggio delle Lame durante un bivacco
notturno, sull’altopiano roccioso a sud dell’Ir’Elerki. Fui svegliato dal suono delle lame che
fendevano l’aria, le sentii arrivare molto prima di riuscire a vederle; il
fischio che producevano avanzando nell’oscurità era terrificante e per un
momento mi ricordò il terribile stridio del Legno dei Guerrieri, il
flauto che i Figli di Olhim suonano prima di lanciarsi in battaglia, per
seminare il panico tra le file nemiche. La mia guida ed io avemmo appena il
tempo di trascinarci con le nostre cavalcature su un’alta duna di sabbia, dove
saremmo stati al sicuro; le Lame sbucarono dall’oscurità sfrecciando sotto i
nostri occhi a una velocità stupefacente. Non ho idea di quante fossero quelle
figure nere che mi correvano davanti, a me sembrarono centinaia; centinaia di gigantesche
lame nere illuminate solo dal debole chiarore delle stelle. Il loro passaggio fu
breve, pochi minuti che a me parvero eterni. Mentre osservavo attonito la devastazione
della loro corsa, pensai che la leggenda della caduta di Er’al Sauant’al avrebbe anche potuto essere
vera e mi sorpresi a cercare di immaginare il cieco terrore degli abitanti della “Sposa
del Sole” durante quella terribile notte, in cui i khame vollero lanciare le Lame contro la
città addormentata.