giovedì 7 novembre 2013

Le orchesse


Le orchesse formano un pilastro fondamentale nella società degli orchi. Poche di loro si uniscono ai maschi per la caccia e la guerra, anche se alcune formidabili guerriere sono entrate nelle leggende erondariane. Esse si occupano, invece, delle abitazioni e della prole, che gestiscono collettivamente con grande energia e piglio autoritario; non esistono nuclei familiari, anche se la genealogia viene tenuta in gran conto dalla tradizione orquina, e i bambini vengono cresciuti ed educati in grandi gruppi gestiti da un numero imprecisato di “madri”, con grande affetto e senso materno ma anche inflessibile disciplina. Non esistono contratti matrimoniali veri e propri, tranne che per alcuni capoclan i quali arrivano a creare delle dinastie che portano il loro nome. L'orchessa, quando entra in estro, si allontana dalla comunità e monta la sua “tenda del sudore” in località isolate, dove attende l'arrivo dei maschi richiamati dagli effluvi dei legni profumati e delle erbe aromatiche che lei brucia nella tenda. Terminato l'accoppiamento, che può durare diversi giorni, solitamente l'orchessa deruba il maschio di ogni avere e lo abbandona nella tenda, stordito dai fumi e dal liquore di malto. Il bottino così raccolto, chiamato tradizionalmente la “dote della tenda”, viene quindi donato a tutta la collettività. Le orchesse si rasano il capo e si tagliano ritualmente i capelli; usano invece lasciare crescere il folto vello ascellare e inguinale, che viene raccolto in corte e robuste trecce. Di un'orchessa di facili costumi – ovvero di una che monta la tenda del sudore più volte al mese – si dice che “si fa afferrare per la treccia”.